Esce a fine giugno il terzo titolo della collana Gli Specchi Mercuriali: Cabala d’un amore perduto di Eros Damasco.
Ambientato tra i vicoli napoletani del Seicento e le megalopoli americane di un’epoca futuribile, Cabala d’un amore perduto di Eros Damasco si presenta come un thriller fantasy, arricchito da un connubio tra elementi stilistici classici e postmoderni.
Un romanzo, diviso in tre parti, nel quale il rapporto tra eroe e antieroe viene completamente ribaltato, a favore di una visione sulle zone in penombra della morale e della memoria, sull’artificio della felicità e sulla fatalità a cui conduce barattare l’amore col potere.
Un romanzo nel quale la dimensione temporale viene boicottata in favore di una linea spaziale, arcaica quanto ipertecnologica, mediante la quale si sviluppa una riflessione sul dolore per la perdita come stato ontologico dell’uomo, in un tempo sospeso senza dèi, senza Dio.
Di Eros Damasco si sa poco, se non pochissimo. Nato probabilmente a Il Cairo agli inizi degli anni Sessanta, ora risiede in Italia, pare nelle Puglie, forse a Santa Maria di Leuca.
Ha un passato poco edificante, trascorso tra vita spericolata e gioco d’azzardo.
Poligamo ed eclettico, ha tentato la restaurazione di un antichissimo ordine monastico paracristiano.
Una sola foto, ormai irrintracciabile, lo descrive dopo una sbronza con un sorriso sardonico perso tra la galassia del flash.
Della costellazione non numerabile dei suoi scritti si dà qui l’inizio.