Su L’Estroverso, per la rubrica #1Libroin5W, un’intervista a Giovanni Rapazzini de’ Buzzaccarini a cura di Grazia Calanna
#1Libroin5W
Chi?
Il protagonista del libro è il silenzio e il mistero che sorge dalla relazione tra la poesia e il divino, la vita e la morte. La lingua enigmatica del divino e la poesia assoluta che ce la tramanda dentro l’anima della creazione.
Cosa?
La parola alla sua origine di principio fondante gli universi, i suoi arcani alla lente della sapienza indiana, della sapienza greca e di tre dei più grandi poeti della modernità: Hölderlin, Leopardi e Baudelaire. Un viaggio che si inarca tra gli arcani dell’entusiasmo per ritrovare senso a un universo svuotato di senso dalla disattenzione.
Quando?
Mai prima del tempo e nel tempo che si sottrae al tempo, dove splende, come l’Orsa Maggiore, l’occhio settuplice dell’eternità. Ma anche dentro le sue correnti durante gli anni della pandemia e prima, come se tutte le letture e le esperienze si fossero cristallizzate in un testo.
Dove?
Dentro la notte che inscrivono le stelle dell’Orsa Maggiore. La vaga bellezza del terrore dove si sono rifugiati i divini.
Perché?
Per non morire. Per non essere disattenti. Per trovare la morte che è dentro l’immortale e quella gioia di vita eterna che risplende nelle più vere promesse d’amore e ci uguaglia alle divinità.
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«Ma, nell’angoscia dello smarrimento, storditi, anche ai mortali è data l’immortalità, un’essenza divina. Bisogna solo accorgersene. Dentro la grotta più terribile, nelle valli delle depressioni più nere, c’è sempre un punto di luce che, se scava ferite sempre più profonde, in un certo istante, uno qualunque, mentre si versa un bicchiere d’acqua o si cammina, in uno dei tanti atti banali di una giornata, porta alla liberazione dal dolore e dal male. Oltre l’essere e il non essere c’è un luogo dove si deve arrivare, dove, da sempre, si è attesi, la poesia indica il sentiero, l’orizzonte su cui camminare in equilibrio come sopra il ciglio di una tigre.»
«Un tempo si sacrificava al divino, oggi si sacrifica il divino.
[…]
Dell’universo intero non resterà che un verso, perché la poesia è tutto ciò che crea le leggi misteriose di una necessità più vera del vero; per questo la bellezza non è un fine, ma un di più che la maestria con cui è tessuto il tessuto di un testo, le mani con cui è afferrato il destino di una vita perfetta, rivelano in tutto il loro splendore cieco e abbagliante, la poesia e il divino come non lo si osa più pensare per paura di perdere l’illusione di un controllo su ciò che per definizione non si può controllare: la vita, la coscienza, la morte.»
*
Giovanni Rapazzini de’ Buzzaccarini, nato a Milano nel 1993, vive tra l’Italia e la Spagna, dedicandosi alla contemplazione, alla filosofia e alla poesia. La poesia e il divino. Un viaggio alle origini della parola è il suo primo saggio.