Gennaio 2025 – Reticenze di Mauro Germani su Mangialibri

Su Mangialibri una segnalazione per Reticenze, la raccolta di racconti di Mauro Germani.

Reticenze

“Che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto?” continuava a ripetergli Don Roberto. E lui non sapeva rispondergli. Non poteva rispondergli. Lo avevano trovato lì, in sacrestia, ancora con il coltello in mano, vicino al corpo del sacrestano. Era entrato in chiesa, lo aveva guardato per un po’, e poi aveva annuito come se avesse risposto con un semplice cenno a un ordine impartito da qualcuno. Si era quindi alzato e aveva agito. Non sapeva spiegare il perché. Non sapeva spiegarlo neanche a se stesso. Per lui, il sacrestano era la persona più buona del mondo… Suo fratello trascorreva le giornate chiuso in camera. Usciva pochissimo. Diceva che fuori c’era troppa gente che lo guardava, troppa aria che gli feriva gli occhi. Aveva delle crisi di pianto, talvolta, e allora Mitzi, la gatta, andava da lui. Pareva l’unica in grado di consolarlo. Poi un giorno Mitzi si ammalò. Era in pessime condizioni: pareva che dovesse tirar le cuoia di lì a poco. Allora lui la prese e si chiuse in camera con lei. Dopo un’ora uscirono, insieme: la gatta tranquilla, come se niente fosse accaduto. E lui sorrideva… La libreria antica, quella di suo padre, è andata in fiamme. Migliaia di volumi ridotti in cenere. Un punto di riferimento per i collezionisti andato in fumo, ma soprattutto il legame con il genitore dissoltosi in un lampo. Eppure qualcosa è sopravvissuto. Un unico libro: Le visioni dell’abate Pierre Rouben. I sette roghi di Martin du Sart, Lione, 1565. Il fatto curioso, però, è che questo libro non è mai figurato nell’inventario della libreria. Per di più, nessuno lo conosce e nessuno pare averne mai visto una copia reale prima d’ora. Si sa soltanto che questo abate, vissuto in un monastero di Annecy nel XIII secolo, pareva dotato di poteri taumaturgici, e che ebbe appunto sette visioni di sette incendi. Dopo l’ultimo, a suo dire, sarebbe giunto il Principio Vero

Mauro Germani torna con un nuovo libro e lo fa, come suo solito, con narrazioni molto brevi, al confine tra racconto e poesia. Sarebbe bene, in effetti, definire quest’opera come una raccolta di micronarrazioni, dove vi sono in nuce settanta potenziali vicende cariche di significato. Lo stile di Germani anche stavolta è ben cesellato, semplice eppure profondo, e molte chiuse lasciano quel sapore agrodolce che solo la buona poesia è capace di dare. Stavolta però l’autore spazia anche oltre i “semplici sentimenti”, e imbastisce talvolta vicende, seppur brevissime, che catturano il lettore con trovate narrative non comuni. In questi racconti, in più di un momento, si avverte insomma l’amore di Germani per Dino Buzzati e per quel genere di racconti che sfrutta storie fantastiche o sorprendenti per parlare dell’umanità, della morte o di Dio. L’unica critica avanzabile a questo testo riguarda l’eccessiva rapidità di alcuni frammenti, che appunto perché assai brevi, sembrano quasi inconclusi. È comunque questa un’opera carica di bellezza, e in più di un momento Germani si conferma un gran narratore.

 

 

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