Su Tragico Alverman Enea Roversi recensisce Quaderno croato di Vanni Schiavoni
“Al mio cognome” recita la dedica posta all’inizio di Quaderno croato, la breve raccolta poetica di Vanni Schiavoni, uscita nel 2020 per Fallone Editore.
E se quindi l’origine del cognome Schiavoni pare debba risalire ai luoghi e ai popoli slavi, ecco che Vanni Schiavoni intraprende un viaggio attraverso la Croazia, alla ricerca delle proprie origini, ma non solo: un viaggio all’interno del proprio io, tra la contemplazione delle bellezze naturali incontrate durante il percorso e il pensiero che ricorre alla guerra che ha martoriato quei luoghi.
Una guerra dalla quale ci ha separato soltanto il Mare Adriatico e per Vanni Schiavoni, salentino di nascita, questa circostanza è evidentemente molto di più di una cosa simbolica.
Quaderno croato si compone di dodici testi, dedicati a sei luoghi: i nomi di questi luoghi, in italiano prima e in lingua originale poi, costituiscono i titoli delle singole poesie.
Dalla nota sul sito di Fallone Editore si legge, tra l’altro: “Quaderno croato mette in scena la resistenza degli stati di Bellezza alla disgregazione del tempo e dell’uomo, col doppio passo del viandante saggio che restituisce forme, colori e suoni al racconto del cronista.”
Di seguito due testi tratti da Quaderno croato:
Laghi di Plitvice
Il primo giorno precipita sempre nello stesso punto
quella rapida che arriva all’incontro
del fiume bianco col fiume nero
e più ci pensiamo pronti e con gli occhi scaltri
più gli aggettivi non bastano allo stupore:
il verde spinge al delirio le pupille
le spinge dentro i torrenti lacrimanti accanto ai piedi
nell’oscurità acheropita degli antri in sequenza
e nelle spelonche verticali scolpite
come da una mano capace di tutto.
Pure da qui sarà passato Giuda
e se non proprio quello dalle labbra ardenti
un Giuda qualunque si sarà perso
in questo reticolato mistero del rimorso.
I laghi cascano nei laghi come fruste sui rami cedevoli
scorrono in altre acque e piovono così
eterni
perfettamente indenni.
* * *
Kornati
Ti metti a pretesto con l’aria dimessa dell’isola
roccia a picco senza umanità
e pochi cespugli che non vorrebbero essere lì.
Il vento calmo fa poco rumore:
è in silenzio che allunghiamo il braccio
posiamo le mani oltre il blu colato sull’acqua
che ci pesca distratti a pascolare il tempo che resta.
I morti non sono tra noi
non in quest’ora del giorno
quando appaiono lo fanno ai bambini
come amici immaginari con la loro altezza esatta.
Noi ripensiamo alla nostra infanzia senza massacri
senza alluvioni o sismi, un gioco o una scommessa era tutto
quello che mocciosi avevamo da perdere.
Eppure questi attorno cresciuti dopo il peggio
sono ciò che l’occhio disconosce
ma la memoria della specie conferma.
Quando smetteremo di essere tentativi?
(Vanni Schiavoni, Quaderno croato, Fallone Editore, 2020)
Vanni Schiavoni è nato a Manduria nel 1977, vive a Bologna. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Nocte (L’Autore Libri, 1996); Il balcone sospeso (Lisi, 1998); Di umido e di giorni (LietoColle, 2004); Salentitudine (LietoColle, 2006); Guscio di noce (LietoColle, 2012). Ha curato l’antologia poetica Rosso, tra erotismo e santità (LietoColle, 2010). Ha inoltre pubblicato i romanzi: Come gli elefanti in Indonesia (LiberArs, 2001) e Mavi (Emersioni, 2019).