Nello speciale di fine anno di Laboratori Poesia, tra i libri consigliati, c’è anche Ludwig di Andrea Leone in una nota di Vernalda di Tanna.
Andrea Leone ha pubblicato libri interessanti come L’Ordine (La Vita Felice, 2006) o il recente Ludwig (Fallone, 2022), dando prova sin da L’Ordine che l’assiduo, enigmatico, esistenziale dissidio del poeta – colui che sopravvive nel pericoloso intreccio ch’è la verità –, può essere esemplificato da quei «sostantivi monolitici e precisi» di cui scrisse Milo De Angelis in Prefazione. Il poema-partitura Ludwig si fregia d’un dettato eloquente, innervato fra lirismo e titanismo; ossessivo, disarmante e disorientante, rifiuta la contemporaneità, incline a rintracciare le orme di Benn e Trakl. Proseguendo il percorso idealmente avviato dal romanzo Kleist (2014) e dai versi di Hohenstaufen (2016) – dedicati a Heinrich Von Kleist –, con l’epos di Ludwig, ora Leone invischia i lettori nella tragedia dello «spavento», prestando la sua voce a un altro personaggio storico – l’«implacabile» Re di Baviera Ludwig II Wittelsbach –, inscenando così la polarità di quel «Tu che di colpo / sei chi sono».