25 Aprile 1945 – 2021
Atto Secondo: Quaderno croato
di Vanni Schiavoni
A cura di Stefano Bardi
Jugoslavia, estate 1987, scandalo politico, sociale ed economico dell’Agrokomerc bosniaca. Evento, questo, che portò alla svalutazione della moneta locale e affidò il potere a un’economia che sottraeva sostegni socio-economici e accresceva inoccupazione, indigenza e razzismi etnici, ma in particolar modo portò alla fine statale della Jugoslavia nel 1990-91[1]. Evento questo che fu la scintilla delle cosiddette Guerre Jugoslave terminanti nel 2001, con il disarmo della NLA durante il conflitto della Repubblica di Macedonia[2]. Guerre riguardanti vari stati come per esempio la Bosnia-Erzegovina, con le pulizie etniche da parte dei serbo-bosniaci fedeli a Slobodan Milošević (1941 – 2006) contro i bosniaco-croati terminanti il 21 novembre 1995, con la nascita della Repubblica di Bosnia-Erzegovina composta da croati, mussulmani e serbi. Un secondo territorio fu quello del Kossovo, in cui nuovamente vennero attuate le pulizie etniche dei serbo-bosniaci stavolta contro gli albanesi concluse tra febbraio e giugno del 1998-99, con i bombardamenti da parte della Nato sugli ex territori jugoslavi e nel febbraio 2008, con la proclamazione dell’indipendenza del Kossovo[3]. Un terzo territorio fu quello dell’Albania ribellatasi alle dittatoriali politiche socio-economiche di Sali Ram Berisha attraverso guerriglie socio-urbane terminate nel marzo 1997, con l’intervento dell’Onu[4]. Altri territori vennero coinvolti ma quella che più ci interessa è la Repubblica di Croazia attraverso la Guerra d’indipendenza croata scoppiata nel 1991 e conclusasi nel 1995-98, con le operazioni militari Flash e Tempesta partorienti l’indipendenza della moderna Repubblica di Croazia, ma in particolar modo con la salvaguardia dei margini territoriali conquistati con milioni di morti, danneggiamenti urbano-monumentali e vaste migrazioni oceaniche extraterritoriali di rifugiati, immigrati, perseguitati e richiedenti asilo[5].
Guerre, quelle della Penisola Balcanica e della Croazia, che sempre di più negli ultimi anni sono state rappresentate attraverso il cinema, il teatro, la musica, la letteratura, le fiction e in special modo la poesia, come dimostrato nel 2020 dalla raccolta Quaderno Croato. 12 Poesie del poeta e scrittore Vanni Schiavoni, nato a Manduria (TA) nel 1977. Un cognome il suo, lontanamente legato alla secolare cultura arbëreshë ovvero degli italo-albanesi, seppur non esistono documenti notarili che accertano il suo cognome come croato, in quanto derivante solo linguisticamente ed etimologicamente dal lessema “Slavo” in italiano tradotto con “schiavo”. Una popolazione, quella arbëreshë, sviluppatasi nel tarantino grazie allo sbarco di serbo-bosniaci, croati e albanesi nel porto di Otranto nella metà del XV secolo causato dall’invasione ottomana dei Balcani, che permise alla popolazione albanese di assimilarsi nella Puglia intera, a differenza dei serbo-bosniaci, croati ed erzegòvini che transitarono nel territorio pugliese radicandosi nel Meridione in modo così da poter conservare, salvaguardare e continuare a tramandare i propri costumi religiosi, etnici, sociali e culturali alle nuove generazioni. Un popolo nello specifico, quello albanese, che si strutturò nel territorio tarantino nel XVI secolo con ventinove famiglie in quattordici masserie disabitate, per lasciare la restante popolazione albanese nell’humus sociale, culturale e urbano locale. Famiglie queste infine, che furono “padrone” e “sovrane” della cosiddetta Albania Tarantina fino al 1805 con la misera e scheggiata presenza territoriale di sole cinque vaccherie, per poi nel 1885 essere soffocate linguisticamente, culturalmente e socialmente in alcuni paesi come San Marzano di San Giuseppe, Faggiano, Monteparano, San Giorgio Ionico, Manduria, Martina Franca, Massafra, Palagiano e nella città di Taranto. Cultura arbëreshë sviluppatasi molto velocemente anche nella Provincia di Brindisi nel 1200, per poi ricomparire nell’ormai arcaica frazione di Pallavergata nel 1272 e in modo più stabile dal XV secolo in poi nel vasto territorio brindisino con la presenza di famiglie albanesi in amministrazioni pubbliche, tribunali, masserie, mezzadrie e podestà territoriali fino alla fine del XVI secolo, lasciando frammentate schegge storico-architettoniche ancora oggi presenti in alcuni territori come Brindisi, Cellino San Marco, Mesagne, Ostuni, San Donaci, Squinzano, San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni, Tuturano e Torchiarolo.
Fatta questa doverosa premessa storica sulla discendenza del poeta tarantino insieme all’omaggio territoriale e provinciale che conserva le mie ancestrali origini puramente italiane, possiamo tranquillamente imbarcarci al porto di Brindisi, per la Croazia. Una terra la Croazia, da Schiavoni poetizzata, come un Mondo ancora oggi mostrante le passate ferite ben visibili in “Sebenico”, “Traù” e “Spalato”. Poesie, anzi città, in cui le madri piangono i figli dentro vacue, inemotive e lacerate fotografie spirituali riflettenti insignificanti, inutili e scheggiate carnalità imprigionate avidamente in plastiche eticità animate da soffocanti, inespressive, goliardiche e bambinesche fisicità. Figli, anzi errabondi fantasmi maternamente pianti vaganti per maestose fortezze spiritualmente assenti e soffocati da aspre, pungenti e monotone fragranze cimiteriali infettanti innocenti carni, ferenti fragili cuori, accecanti purpurei sguardi e spolpanti brumose emozioni in nome di una folle ideologia denominata “Guerra”. Ideologia folle ed estrema distruggente giovani carni e oscurante infinite schegge intimo-affettive, per far rinascere inedite esistenze tumorali partorienti melmosi melograni e catramose innocenze psico-fisiche, ma in particolar modo urlanti incurabili lacrime spirituali. Ferite armonizzate, sintonizzate, riscaldate e musicalizzate da strazianti, incurabili, spettrali pianti puerili che si uniscono ai pianti dei fanciulli bosniaco-erzegòvini[6] e alle carnali lacrime irachene[7], insieme all’universale pianto della canzone “Il mondo degli angeli” tratta dall’album L’amore è sempre amore di Albano Carrisi in cui il moderno pianto è racchiuso in depravate sessualità illegali, criminali esistenze sociali e insensibili fratellanze spirituali. Pianti e ferite, quelle di Quaderno croato, che saranno medicate, curate e sanificate con la poesia “I laghi di Plitvice” in battesimali, sincere, purpuree ed esorcizzanti acque mutanti il passato rimorso bellico in eterne fotografie incolori e trasformanti le scheletriche carnali ferite in moderni canti rivoluzionari, ma in particolar modo trasformanti la brumosa, apollinea e accecante interiorità in una bandiera di Libertà. Una bandiera, la Libertà, ancora oggi alla ricerca della pace spirituale che rincuora intime affettività lacerate, salvaguardando brumose carnalità cimiteriali, medicando eterne lacrime sanguinanti e curando fragili cuori silenziosi, come la Libertà cantata in “Libertà” tratta dall’album Libertà! di Romina Power e Albano Carrisi. Un’opera infine, Quaderno Croato, come un canto liberatorio contro qualsiasi Neofascismo nero, rosso o bianco, ma in particolar modo contro la nostalgica ed estrema politica croata che prende il nome di titoismo o meno comunemente di titismo[8] [9].
Stefano Bardi
Bibliografia e Sitografia di Riferimento:
BUSSOTTI ALESSANDRO, Storia Contemporanea, Bignami, Sesto San Giovanni, 2009.
SCHIAVONI VANNI, Quaderno croato, Fallone, Taranto, 2020.
Arbëreshë, it.wikipedia.org/wiki/Arb%C3%ABresh%C3%AB, “Wikipedia”, 2021.
Discografia di Riferimento:
CARRISI ALBANO-POWER ROMINA, Libertà!, Warner Music Group, New York, 1987.
CARRISI ALBANO, L’amore è sempre amore, Warner Music Italy, Milano, 2019.