Su Electo Magazine una recensione de La Nazione dei nazionalisti di Giuseppe Parlato.
LA PARABOLA DEI NAZIONALISTI COME INSEGNAMENTO ALLA DESTRA
Un libro “innocente”, storico. “La Nazione dei nazionalisti. Liberalismo, conservatorismo, fascismo”, pubblicato da Fallone editore e scritto da un grande storico come Giuseppe Parlato. Per di più il volume raccoglie saggi pubblicati tra il 1983 ed il 2000, con alcune integrazioni. Dunque nulla di cui preoccuparsi, almeno all’apparenza. E invece la lettura del libro di Parlato farebbe bene, molto bene, al circolo della Garbatella che ha velleità di guidare l’Italia quando Sua Divinità ed i suoi follower concederanno il voto.
Farebbe bene non come inutile sfoggio di cultura storica – un fastidio di cui non si sente necessità all’interno dei circoli che sfornano nomine e strapuntini – ma come monito, come indicazione per il futuro ed anche come pro memoria. Perché molti dei problemi denunciati dai nazionalisti a fine 800 non sono stati risolti neppure oggi.
Molteplici i temi affrontati da Parlato, alcuni ampiamente sottovalutati, o completamente rimossi, in epoca successiva. Basti pensare all’egemonia culturale praticata prima ancora che Gramsci la codificasse. O la guerra delle parole, vinta dai nazionalisti in occasione della guerra di Libia (al sottosegretario Di Stefano la lettura è sconsigliata per non creargli ulteriori confusioni: nel libro si citano persino Adua, Abissinia, Argentina ed altri luoghi a lui ignoti).
Ovviamente non si possono ignorare i rapporti tra un nazionalismo, culturalmente più preparato e raffinato, ed un fascismo più sanguigno e meno letterario. Con la inevitabile vittoria del fascismo che, sulla scia di D’Annunzio, era stato capace di affrontare il livello eversivo mentre la fedeltà al re bloccava le iniziative dei nazionalisti che, di conseguenza, confluirono nel movimento mussoliniano.
Parlato evidenzia, inoltre, la capacità dei nazionalisti di andare oltre le posizioni ottocentesche di una Destra Storica ormai superata. Perché fu il nazionalista Rocco, poi ministro, a proporre la trasformazione del Senato in Camera corporativa, pochi giorni prima della riunione sansepolcrista a Milano, dove sarebbe nato il fascismo. Un’alleanza tra nazionalisti e sindacalisti rivoluzionari che oggi scandalizzerebbe i benpensanti sostenitori di una destra legalitaria, alla perenne ricerca di una legittimazione da parte degli avversari, spasmodicamente impegnata nella cancellazione delle proprie radici. E sempre pronta ad inchinarsi di fronte a Confindustria.
“Nella politica delle alleanze è giunta ad essere nemica dei suoi alleati ed amica dei nemici dei suoi alleati, e senza credito presso gli uni e presso gli altri… C’è bisogno di una revisione generale… c’è bisogno di cambiare sistema, di trovare un miglior sistema di uomini e cose”. No, non è una critica rivolta al circolo della Garbatella ed alla sua posizione in politica interna ed estera, con la folgorazione per i padroni statunitensi. Era un intervento di Enrico Corradini nel 1910. Lo toglieranno dal Pantheon dove sono stati inseriti, chissà quanto avrebbero gradito, Croce, Sturzo, Gramsci. Ma prima di togliere Corradini e gli altri (Federzoni ci sarà ancora?), una lettura al libro di Parlato non farebbe male.